Come sono ormai abituato, la mattinata si presenta coperta con qualche sporadica pioggia. Sono indeciso se indossare l'antipioggia. Preparo il navigatore con la tappa odierna e scendo per fare colazione.
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Daniela della reception |
Mi butto nel traffico del centro.
Arrivo al villaggio che mi è stato consigliato dall'amico taxista ed inizio a curiosare.
Effettivamente sembra di essere in Ungheria.
Cercando di scambiare quattro chiacchiere vado a prendere un caffè al bar. Mi ero preparato una storiella da raccontare che giustificasse la mia curiosità e stimolasse la loro. Io ero un cittadino italiano il cui nonno era originario di quelle parti ed adesso stavo cercando persone con lo stesso cognome. La ragazza del bar mi ha confermato che in quel villaggio non c'era nessuno con quel cognome (accidenti... eppure avevo scelto il più comune!), risponde annoiata a qualche mia domanda solo per cortesia e poi riprende le sue faccende.
Un po' deluso posso dire che la mia ricerca della magiarità si è conclusa. Non so neanche io cosa dovessi aspettarmi, non so se ho cercato nei posti giusti e con l'atteggiamento giusto. Forse dovrei intuirla nella normalità della vita di tutti i giorni e nella semplicità delle cose e forse non sono ancora pronto per questo.
Riprendo la strada che mi porterà al confine ungherese.
Mentre attraverso Ciucea ROM vedo l'insegna di un barbiere.
Entro e chiedo se posso tagliare i capelli. La gentile signora mi dice di attendere 10 minuti, mi fa accomodare ed intanto chiama la parrucchiera che arriverà poco più tardi con la bici. Aspettando gioco con Irina, la figlia.
La padrona di casa parla solo romeno e spagnolo perché per alcuni anni ha lavorato in una fattoria vicino a Santander in Spagna. Io ho fatto 3 anni di spagnolo all'università ma non è che mi ricordo poi molto. Riusciamo comunque a comunicare. Mi racconta che lavorava in Spagna col marito come braccianti agricoli e che ha dovuto tornare in Romania perché con la crisi non c'era più lavoro. Adesso ha un po' di terra, una trentina di pecore, qualche maiale, pollame e due cani. Mi fa capire che il cibo non manca ma che tirare avanti è davvero dura. Ha anche due bambine.
La parrucchiera mi chiede come voglio tagliati i capelli.
"Alla rumena!" le rispondo.
Da listino il taglio costa 7 Leu (1,57 euro). Le consegno tutta la valuta che mi è rimasta in tasca.
Mi ha anche dato il suo numero di telefono così la prossima volta che passo posso chiamarla direttamente. Così mi ha detto.
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Hotel del Conte Dracula, non ci andrò perché (scontata la battuta) ti svenano! |
Verso Orodea ho trovato Lorenzo, un simpatico ragazzo che ha lavorato per qualche anno al Lago di Garda come meccanico ed adesso ha aperto una sua officina. Il suo italiano è perfetto. Mi dice che anche lui vorrebbe fare un viaggio in moto come il mio ma che purtroppo ormai è sposato. Gli chiedo quanti anni ha e ridendo gli faccio capire che di tempo ne avrà davvero tanto per farlo. Parliamo un po' dei rumeni d'Italia e lui mi fa riflettere sugli italiani di Romania. La sua analisi non fa una piega!
Vista dalla periferia Orodea non sembra tanto bella ma dei miei conoscenti mi assicurano che il centro è fantastico.
Passo la dogana.
Arrivo rapidamente a Debrecen H, la terza città per grandezza in Ungheria.
In centro ho trovato anche Renato Zero.
Diversamente da ogni altro posto del mondo in Ungheria la polizia ha un nome unico. Ovunque la parola Politi, Police, Polti, richiama un corpo di Polizia. In Ungheria la Polizia si chiama Rendőrség ed è un corpo unico (non ci sono Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale, Provinciale ecc.)
Arrivato a Miskolc H, vado a trovare mio cugino Laci. Qui in posa orgoglioso davanti alla sua nuova oreficeria aperta in centro. Mi invita a cena ma io vorrei mangiare da mia suocera e quindi declino.
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Case zingare per strada |
Entro nella regione del Tokaj, terra dell'omonimo vino il cui nome è stato a lungo conteso con l'Italia (in ultima abbiamo vinto noi ;-).
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Tokaj storica zona vinicola |
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Ma da quanto aspetta? |
Vado a trovare i cugini Laci e Kati.
La vista del castello di Boldogkőváralja mi fa capire di essere ormai arrivato.
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Klàrika nèni, mia suocera |