Il Cerbero del buonaugurio |
Le badant-diktat girls |
Il gigante buono e i lillipuziani |
Cerimonia di congedo: grazie Andrea... sei un grande! |
Colleghi pronti a partire con il mezzo di soccorso in caso di necessità |
... e come per tutte le cose che si programmano e poi si attendono, viene il momento di consumarle. Un po' incredulo accendo la moto, innesto la prima e parto. Già dopo i primi chilometri un nodo sale alla gola: vorrei tornare e con un sorriso ebete dire che è stato solo un test.., un bluf... una bella fiaba per un cervello ansioso di ascoltarla. Parto con l'idea che più che un viaggio sto iniziando un grande ritorno a casa con piccola deviazione al Buzludzha. Conto i chilometri che mancano ed i giorni che restano desideroso di comprimere spazio e tempo in limiti umanamente comprensibili. Aspirando alla coscienza di un piccione viaggiatore mi ritrovo ad accelerare, desideroso di attraversare il confine mentale dopo il quale le cose avvengono da sole, dove la ragione vira in istinto, consapevole che l'appuntamento col destino non ammette ritardi.
Sono partito alle 04:45.
Per almeno 30 Km ho trovato solo nebbia, di quella fitta fitta che bagna più della pioggia. Ed infatti, il mio cellulare Nokia, usato come navigatore ha iniziato ad andare in tilt.
Sono arrivato al bivio Trieste-Udine ed all'autogrill mi sono fermato indeciso sul da farsi. Senza cellulare, che funge anche da navigatore, era difficile proseguire. Sperando che non si trasformasse in quelle scelte di cui pentirsi per tutta la vita ho deciso di andare avanti. Prima ho avvisato mia moglie della difficoltà che avrei avuto nel comunicare e sono ripartito. Dopo qualche centinaio di metri in autostrada mi sono accorto che il faccione era gelato. Ricordo di aver tolto il passamontagna in seta e non l'ho rimesso. Sì... ma dove è finito adesso? Da ottimo utente della strada, con le 4 frecce inserite (come da codice) faccio un bel contromano autostradale rasente il bordo. I camionisti inspiegabilmente mi suonano il clacson lanciando improperi. Mi corre incontro, ad evitare tragedie, il benzinaio con in mano il mio salva-casco.
I chilometri che mancano a Plovdiv in Bulgaria |
La temperatura era stabile sui 9 gradi. Entrato in Slovenia alle prime luci dell'alba ho dovuto soffrire il freddo: per almeno un centinaio di chilometri la temperatura si è tenuta attorno ad 1°.
All'autogrill sloveno, che lì si chiama Marchè, la prima sorpresa: qualcuno sapendo del mio arrivo, ha preparato un ricco buffet e me l'ha lasciato vicino alla panchina.
Col cuore riscaldato da tanta ospitalità ho proseguito il viaggio rinfrancato.
Il sole lentamente inizia ad alzarsi ed il calore che arriva è come una benedizione. Trovo coda all'uscita per Ljubliana e traffico fino al bivio per Zagabria, da lì in poi poche macchine e qualche camion. Comincio a ragionare in "centinaia di chilometri": ogni 100 devo fermarmi e ogni 250 fare rifornimento. In ultima scoprirò che 250 sono troppi e la moto si beve un pieno in circa 200 (tengo una velocità superiore ai 130 Km/h e quindi i consumi ne risentono). Croazia, Serbia e Bulgaria, sono fatte della stessa pasta, sono stati di cultura balcanica e quindi hanno caratteristiche comuni che possono essere riassunte in poche parole: sacchetti di plastica ed immondizia ovunque, falò improvvisati, baracche di periferia con mega parabola satellitare, cani randagi -vivi a bordo strada, morti in centro-, poliziotti con mitragliatore ai posti di blocco e natura spettacolare. Parlo della periferia, perché i centri sono spesso di tutt'altra specie. Anche gli zingari sono costantemente presenti, ma questo è un discorso a parte. Io in questo ambiente mi riconosco e questo è il motivo per cui i luoghi mi attirano ;-)).
In Serbia, ripartito dopo un rifornimento, mi accorgo che viaggio senza guanti. Nessun problema... contromanone autostradale e li ritrovo dal benzinaio.
Lentamente mi avvicino al punto di non-ritorno. Ho percorso 625 Km e me ne mancano 625. Da ora in poi proseguire vuol dire fare meno strada che tornare.
Metà strada |
Attraverso la Sava ed entro a Belgrado.
...mentre a bordo strada il solito camion brucia... ma la guerra non è finita da un pezzo?
Il Comitato di benvenuto, sapendo del mio arrivo alla città di Cacak, ha organizzato una cerimonia di benvenuto.
La cerimonia consiste, quale segno di benvenuto e buon auspicio, nel tirare ai visitatori una badilata di letame. Questo è il risultato:
Tanta fortuna non l'ha portata visto che non sono arrivato a Plovdiv.
All'uscita dell'autostrada, a Nis in Serbia, vengo fermato da una pattuglia di tipi tosti. Pensavo ad un controllo di Polizia ed invece fanno parte anche loro del Comitato di benvenuto. Solo che non ho capito una cosa... l'unica parola che il poliziotto riusciva a dire era: "Eros Ramasoti...Eros Ramasoti"
...Mi viene un dubbio atroce: non che aspettassero qualcun altro???
Sempre il Comitato di benvenuto ha installato a Pirot in Serbia verso il confine bulgaro uno striscione di benvenuto personalizzato giusto per me.
Sono commosso...hanno anche chiesto scusa per non aver ultimato in tempo l'autostrada che mi avrebbe consentito di arrivare a Plovdiv prima di sera.
Arrivo alla frontiera Bulgara verso le 18:00. Qui fa buio prima. Con il sole che tramonta decido di arrivare, come minimo, fino a Sofia (ho già sulle spalle 1050 km).
La polizia bulgara è spietata e quindi devo stare molto attento alla velocità. Alle 20:00 circa, finalmente alla periferia di Sofia, mi fermo ad un distributore di benzina e chiedo al proprietario se conosce un hotel vicino. Purtroppo dovrò arrangiarmi da solo. Tengo la strada per il centro finché intravvedo l'Hotel Alexander. Cotto come un tenerone, parcheggio la moto sul marciapiedi di fronte alla reception, pago e mi fiondo in camera.
Pronto per la serata mondana |
Petto di pollo avvolto in pancetta con curry e finocchio |
Alla Tv c'era anche la partita del Paris Saint Germain contro il Chelsea.
1111 Km sono e credo resteranno, il mio record di percorrenza in moto in una sola giornata.
E' arrivato il momento di andare a dormire, ma prima, grasso per me e acqua e sapone per la catena della moto.
Anzi no... il contrario...
Come al solito le mie bambine Greta ed Eleonora mi hanno nascosto due porta-fortuna nella valigia. |
Devo dire che é una bella esperienza, e da come l hai descritta, sei riuscito a farla vivere velocemente anche al lettore
RispondiEliminaComplimenti, xché specialmente all inizio ti viene da mollare tutto.....ma la passione, di solito, ti porta fino in fondo e ti porta soddisfazione
Grande Andrea! ....proprio una bella sfida!
...Arrivo a Trieste e il navigatore é fuori uso.... Scusa la domanda da profano...ma da Caorle a Trieste veitu bisogno del navigatore? ;-)
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